Padre Mosè. Nel viaggio della disperazione il suo numero di telefono è l'ultima speranza - 9788809837188

Padre Mosè. Nel viaggio della disperazione il suo numero di telefono è l'ultima speranza: Quello di Don Mussie Zerai, Padre Mosé, non è un numero di telefono qualunque. È l'appiglio estremo, l'ultima traccia di umanità alla quale aggrapparsi per i molti che affrontano il Viaggio. Dalle carrette del mare, dai container arroventati nel cuore del Sahara, dai lager libici, dalle carceri egiziane o dai campi profughi del Sudan, i migranti chiamano. E Don Zerai risponde. Sempre. Allerta la Marina militare perché soccorra i barconi, si mette in contatto con le famiglie per ritrovare le tracce perdute, conforta e raccoglie le invocazioni. Migrante tra i migranti, ha compiuto il suo viaggio da Asmara a Roma nel 1992. E da quando, ragazzo diciassettenne, è arrivato solo nel nostro paese, non si è fermato più. Il suo legame con emarginati e immigrati è cominciato alla stazione Termini, dove in tanti cercavano soccorso e rifugio e dove Mussie ha trovato la sua strada, facendosi aiutare e aiutando gli altri. In questi anni sofferti e turbolenti in cui l'Italia da porto di partenza si è fatta approdo, il suo nome è diventato sempre più noto. Soprannominato ''l'angelo dei profughi'', candidato al Nobel per la Pace nel 2015, definito ''pioniere'' dal Time, Mussie Zerai ormai non è più solo. Con la sua agenzia Habeshia ogni giorno si fa sentire: offre aiuto e denuncia, portando alla luce tragedie e drammi dimenticati, ma anche responsabilità, silenzi e omissioni. La sua voce, come la sua volontà, è sempre ferma: ''È una sfida da accettare senza esitazioni, perché è in gioco il modo stesso dello 'stare insieme' che si è data la democrazia. Se non si accetta questa sfida, si risch
Don Mussie Zerai's, Father Moses, is not just any phone number. It is the ultimate foothold, the last trace of humanity to cling to for the many who face the Journey. From the carts of the sea, from the containers burned in the heart of the Sahara, from Libyan lagers, Egyptian prisons or from the refugee camps of Sudan, the migrants call. And Don Zerai answers. All the time. It alerts the Navy to rescue the boats, gets in touch with the families to find the lost tracks, comforts and collects the summons. A migrant, he made his journey from Asmara to Rome in 1992. And since he was a 17-year-old boy, he's only come to our country, he hasn't stopped. His connection to the marginalized and immigrants began at Termini station, where many sought relief and refuge and where Mussie found his way, helping and helping others. In these suffering and turbulent years in which Italy as a port of departure has made landfall, its name has become increasingly known. Nicknamed 'the angel of refugees', nominated for the 2015 Nobel Peace Prize, referred to as 'pioneer' by Time, Mussie Zerai is no longer alone. With his agency Habeshia every day makes himself heard: he offers help and denunciation, bringing to light tragedies and forgotten dramas, but also responsibilities, silences and omissions. His voice, like his will, is always firm: ''It is a challenge to be accepted without hesitation, because the very way of 'staying together' that democracy has given itself is at stake. If you do not accept this challenge, you will