Il Bambino inascoltato. Realtà infantile e dogma psicoanalitico - 9788833920368

Il Bambino inascoltato. Realtà infantile e dogma psicoanalitico: Alice Miller prosegue qui nel suo intento di smascherare ogni possibile forma di "pedagogia nera", l'educazione volta a occultare le esigenze dei genitori e degli educatori e a infondere il più presto possibile nei bambini il senso della loro colpevolezza e cattiveria. In questo quadro, anche la freudiana teoria delle pulsioni, che nel 1897 sostituì la ben più dirompente e scandalosa teoria della seduzione, può essere vista come una specie di "psicoanalisi nera", in sintonia con l'idea tradizionale del bambino colpevole: essa distoglie infatti l'attenzione dalla realtà infantile, e dunque anche dagli abusi subiti dal paziente, considerandoli un semplice prodotto delle sue fantasie inconsce o delle sue proiezioni. Al bambino presente in noi, dunque, non si dà retta neppure nello studio dell'analista, se questi bada più ad applicare dogmaticamente le sue teorie che non a recepire le angosce e le esperienze traumatiche dell'analizzando. Se nella nostra società la rimozione collettiva dei traumi infantili è un dato ormai generalizzato, la verità sull'infanzia parrebbe invece affiorare ancora nei sogni, nelle fiabe e nelle opere letterarie. Sulla scorta di alcuni testi di Flaubert, Kafka, Beckett e Virginia Woolf, oltre che di molti esempi tratti dalla pratica analitica, la Miller illustra la sua tesi: sia le messe in scena attuate dai pazienti, sia l'opera poetica in generale vanno intese come messaggi cifrati relativi alla realtà della prima infanzia.
Alice Miller continues here as it strives to uncover every possible form of "black pedagogy", education aimed at concealing the needs of parents and educators and to infuse as soon as possible in children a sense of their innocence and viciousness. In this context, even the Freudian theory of drives, which in 1897 he replaced the far more disruptive and scandalous seduction theory, can be viewed as a kind of "psychoanalysis", in keeping with the traditional idea of the child offender: it distracts attention from reality childish, and therefore also from the abuses suffered by the patient, considering them as a simple product of unconscious fantasies or its projections. The child present in us, therefore, do not listen nor in the study of the analyst, if these off more to apply his theories that dogmatically not to transpose the anguish and traumatic experiences of reviewing. If in our society the collective removal of childhood trauma is now generalized, the truth about childhood seems rather emerge even in dreams, fairy tales and literary works. According to some texts of Flaubert, Kafka, Beckett and Virginia Woolf, as well as many examples from analytic practice, Miller illustrates his thesis: both staged implemented by patients, both the poetry in General must be understood as encrypted messages related to the reality of early childhood.