Mi sono mangiato il mondo - 9788817102599

Mi sono mangiato il mondo: "Dispensa s. f. [der. di dispensare, sec. XIII]. - 1. L'atto del dispensare ad altri. 2. Luogo adibito alla vendita di viveri. 3. Mobile della cucina o ambiente dove si tengono le provviste alimentari. Dispensare quindi è dare a qualcuno qualcosa, che siano beni di prima necessità, esperienze o fotografie poco importa. Come in cucina così nel resto delle cose bisogna dare e darsi. Sempre. È proprio questo che fa Chef Rubio: si dà senza filtri raccontando - con le fotografie scattate nel corso dei suoi viaggi - storie di cibo, luoghi e persone che, raccolte tutte assieme, dipingono un affresco personale, diretto, spontaneo e onesto del mondo visto con i suoi occhi. Possiamo sentirne il sapore attraverso le immagini e provare a cercarne il filo attraverso le parole. È un esercizio di umanità che ci permette di muoverci dalle favelas ai grattacieli, di camminare di notte tra i banchi di un mercato e di tuffarci coi bambini in un fiume affollato, di seguire i combattimenti tra i galli e l'essiccatura delle alghe, di assaggiare i gechi alla griglia e le pesche più buone del mondo, di guardare negli occhi tanto la sofferenza quanto l'amore. Libero dalle etichette di cuoco, di rugbista, di personaggio tv, resta il fotografo, il viaggiatore."
"Handout s. f. [der. to dispense, sec. 13th - - 1. The act of dispensing to others. 2. Place used to sell food. 3. Kitchen cabinet or environment where food supplies are kept. To dispense therefore is to give someone something, whether they are basic necessities, experiences or photographs do not matter. As in the kitchen so in the rest of the things you have to give and give. All the time. That's exactly what Chef Rubio does: he gives himself unfiltered by telling - with photographs taken during his travels - stories of food, places and people that, collected all together, paint a personal, direct, spontaneous and honest fresco of the world seen with his Eyes. We can taste it through the images and try to find the thread through the words. It is an exercise of humanity that allows us to move from favelas to skyscrapers, to walk at night among the banks of a market and to dive with children in a crowded river, to follow the fights between the roosters and the drying of the algae, to taste the geclots at the gr the best peaches in the world, to look into the eyes as much suffering as love. Free from the labels of cook, rugby player, TV personality, remains the photographer, the traveler."