Il mito di Jung - 9788833925530

Il mito di Jung: È necessario che «la ruota del tempo compia ancora un certo numero di giri perché la massa cominci a comprendere quello che Jung intendeva dire». Il pronostico di questo saggio risalente al 1972 si è avverato alla lettera, e la sua lungimiranza va estesa anche alla posteriore accoglienza da parte della psicologia accademica, che allora sospettava in Jung solo il mistico «confuso». In effetti l'asincronia tra Jung e la propria contemporaneità percorre come un illuminante Leitmotiv le pagine della sua allieva Marie-Louise von Franz. Non era facile per nessuno - lo riconosce - mettersi al passo della novità incarnata dal pensiero junghiano. Inquietava e suscitava scandalo quel prendere così sul serio l'inconscio, con effetti tellurici sull'intera architettura delle conoscenze umane. Ma chi, come lei, fin dalla giovinezza ha dato ascolto alle potenze psichiche si trova in una prossimità ideale con il maestro, frequentato dal 1933, e ce lo mostra attraverso inquadrature che ancora oggi restano uniche. Lasciandosi «guidare, per così dire, dalla melodia che fa da sfondo al mito interiore» di Jung, von Franz riesce in un'impresa per nulla scontata: avvicinare i lettori, senza la gabbia di un ordine cronologico o di una trattazione sistematica, alle esperienze numinose da cui era posseduto e allo smisurato sapere a cui attingevano. Quell'avventura interiore ineguagliata, quel «mito» che assorbì il medico della psiche per tutta la vita, avrebbero sparso i loro fermenti nella nostra cultura e l'avrebbero segnata nel profondo.
It is necessary that "the wheel of time to complete a certain number of laps because the mass begins to understand what Jung meant". The prediction of this essay dating back to 1972 came true, and his foresight should be extended also to welcome back by the academic psychology, then suspected in Jung the Mystic only "confused". In fact the asynchrony between Jung and its contemporaneity runs like a Leitmotif illuminating the pages of his pupil Marie-Louise von Franz. It wasn't easy for anyone-recognize-catching up of embodied by Jungian thought news. What worried the scandal aroused and take so seriously the unconscious, with the entire telluric effects architecture of human knowledge. But who, like her, from his youth he hearkened psychic powers is in a near perfect with the maestro, frequented by 1933, and see through shots that still remain. Leaving "drive, so to speak, the melody that is the backdrop to the myth" by Jung, von Franz succeeds in an enterprise for anything obvious: bringing readers without a cage chronological or systematic treatment, experiences he possessed numinose and measureless know that drew.