Stappato. Un astemio alla corte di re Carlo - 9788893881968

Stappato. Un astemio alla corte di re Carlo: «Al termine della prima settimana, seicento assaggi avevano già azzerato ogni mia volontà di capirci ancora qualcosa. In quattro, cinque giorni mi spazzolavo la storia del Barolo o dell'Amarone, pretendendo anche di giudicarla. Era come stilare la classifica dei migliori film della stagione, fermandosi ai titoli di testa. Il mio spettacolo non andava mai oltre l'unghia del bicchiere. E seduti di fronte a me, non vedevo più colleghi e collaboratori, ma polli da batteria, costretti a beccare senza sosta.» Con tono schietto e pungente, Tiziano Gaia ci conduce nel mondo dei vini e di chi li degusta per professione, alternando autobiografia, coloriti aneddoti, curiose disquisizioni tecniche e riflessioni sulla spettacolarizzazione dell'enogastronomia. La sua esperienza da «paura e delirio a Slow Food» sotto l'egida del carismatico fondatore, gli anni di coinvolgente apprendistato, la descrizione della giornata-tipo in veste di degustatore per "Vini d'Italia", una maratona di un centinaio di assaggi quotidiani per tre mesi l'anno, fino ai vividi ritratti delle figure più importanti della viticoltura italiana, l'ascesa del Barolo, i riti contadini e i costumi delle Langhe, tra balòn e partite a tressette, il tartufo e lo storico mercato delle uve di Alba. Un dissacrante «dietro le quinte» della critica enologica e una storia del vino raccontata in modo originale e sagace, incentrata sulla sua trasformazione in bene voluttuario, spogliato della funzione di bene primario e dunque potenzialmente inutile, ma a cui l'autore riconosce la capacità di cavalcare o addirittura anticipare i
"By the end of the first week, six hundred tastings had already zeroed out all my desire to understand something more. In four, five days I brushed the story of Barolo or Amarone, even pretending to judge it. It was like topping the list of the best films of the season, stopping at the opening credits. My show never went beyond the nail of the glass. And sitting in front of me, I saw no more colleagues and collaborators, but battery chickens, forced to peck nonstop." With a blunt and pungent tone, Titian Gaia leads us into the world of wines and those who taste them by profession, alternating autobiography, colorful anecdotes, curious technical disquisitions and reflections on the spectacularization of food and wine. His experience from "fear and delirium to Slow Food" under the auspices of the charismatic founder, the years of engaging apprenticeship, the description of the day-type as a taster for "Vini d'Italia", a marathon of a hundred daily tastings for three months of the year, up to the vivid portraits of the most important figures of Italian viticulture, the rise of Barolo, the peasant rites and customs of the Langhe, between balòn and matches in tressette, the truffle and the historic market of Alba grapes. A desecrated "behind the scenes" of wine criticism and a story of wine told in an original and sagacious way, centered on its transformation into voluptuous good, stripped of the function of the primary good and therefore potentially useless, but to which the author recognises the ability to ride or even anticipate