Le ricette dei monasteri - 9788874721450

Le ricette dei monasteri: Avendo avuto occasione di soggiornare, in qualità di ospite, in numerose strutture monastiche, Rita Laghi ci accompagna in punta di piedi nel refettorio e nella cucina dei monasteri, svelandoci poco alla volta il significato di riti e gesti antichi, appartenenti ad un mondo sconosciuto ai più. Le ricette, pur provenendo da monasteri appartenenti ad Ordini religiosi diversi e geograficamente lontani, sono accomunate innanzitutto dall'utilizzo estremamente parco di carne, che di fatto era bandita in alcuni giorni della settimana, dedicati al digiuno o all'astinenza e in alcuni periodi liturgici come l'Avvento o la Quaresima. Tratto comune della dieta monastica è anche la stagionalità degli ingredienti, per lo più di autoproduzione, che davano vita ad una cucina, diremmo oggi, a chilometro zero, che sapeva sfruttare, in svariate modalità, quanto la natura, o meglio il buon Dio, metteva a disposizione stagione dopo stagione. Emerge, inoltre, la filosofia del non spreco, propria di una cucina attenta ad utilizzare il più possibile quanto aveva a disposizione e che cercava di preservare in dispensa ogni qualità di frutta e verdura, essiccata o sotto forma di marmellata, sott'olio, conserva, liquore. Naturalmente, in occasione delle principali festività liturgiche, la mensa era più ricca e variegata ed erano ammesse prelibate concessioni.
Having had a chance to stay, as a guest in numerous monastic structures, Rita Lakes takes us on tiptoe in the refectory and the kitchen of the monasteries, revealing little by little the meaning of rituals and ancient gestures, belonging to a world unknown to most people. The recipes, even if from different religious Orders and monasteries belonging to geographically dispersed, are joined first by using extremely Park of meat, which was banned on certain days of the week, devoted to fasting or abstinence and at certain times such as advent or lent. Common feature of the monastic diet is also the seasonal ingredients, mostly of self-handling, which gave rise to a kitchen, we would say today, at kilometer zero, who could take advantage of, in many ways, what nature, or rather God, offered every season. In addition, the philosophy of no waste emerges, typical of a carefully selected menu to use as much as possible as it had available and that tried to preserve in the pantry every quality of fruits and vegetables, dried fruit or as jam, olive oil, preserves, liquor. Of course, on the occasion of the major liturgical celebrations, the cafeteria was richer and more varied and were accepted delicious concessions.