L'empatia e il «come se» - 9788885536081

L'empatia e il «come se»: So quel che fai e/o so quel che senti? Pare che dal primo derivi il secondo. Quest'ultimo si sta facendo strada, anche a costo di forzature, in gran parte di interrogativi filosofici, come risposta universale a diversi problemi che da sempre hanno intrigato l'uomo. Ma è accertato che tutto il sistema di emozioni derivi davvero dal particolare essere dei nostri neuroni motori a specchio? Non bisogna giungere a conclusioni affrettate, potrebbe trattarsi di esasperare una forma di comportamentismo e di riduzionismo biologico. Da una parte, è sublime che tutti noi riconosciamo e riusciamo a percepire lo stato emotivo di un altro, a partire da ciò che fa. Dall'altro, in questo testo, si cerca la risposta che soddisfi del tutto la capacità propria dell'uno di stare insieme all'altro da noi. Si cerca la capacità di fronteggiarsi, nel contesto dell'incontro. Come riusciamo a comprenderci, in uno spazio comune? E cosa interviene quando non vi riusciamo nel modo opportuno? Dobbiamo ancora scandagliare altre parti del nostro cervello, oppure esiste una regola, un nocciolo duro, da cui proviene una speciale lingua di verità? Non sembra esserci una lingua tramite cui capirci esaustivamente, senza il contesto a specchio. Né sembra esistere una lingua più comprensiva, a livello emotivo. Davvero, dunque, siamo di fronte al linguaggio universale dell'uomo?
Do I know what you're doing and/or I know what you're feeling? Looks like the first comes from the second. The latter is making its way, even at the cost of forcing, largely of philosophical questions, as a universal answer to several problems that have always intrigued man. But is it established that the whole system of emotions really derives from the particular being of our mirrored motor neurons? We must not reach any hasty conclusions, it could be an exasperated form of behaviourism and biological reductionism. On the one hand, it is sublime that we all recognize and manage to perceive the emotional state of another, starting from what he does. On the other hand, in this text, we are looking for the answer that completely satisfies the ability of one to be together with us. We seek the ability to face each other, in the context of the encounter. How do we understand each other in a common space? And what happens when we don't get there the right way? Do we still have to scan other parts of our brains, or is there a rule, a hard core, from which comes a special language of truth? There doesn't seem to be a language through which to understand each other exhaustively, without the mirror context. Nor does there seem to be a more sympathetic language, emotionally. Are we really, then, faced with the universal language of man?