Nei luoghi del fare anima. Dimensione immaginale del processo terapeutico - 9788874870783

Nei luoghi del fare anima. Dimensione immaginale del processo terapeutico: Riflessioni sui principi della cura e sulle potenzialità della psicologia archetipica hanno qui come scenario la stanza dell'analisi, il luogo in cui avviene l'incontro terapeutico e dove ogni elemento presente diviene un luogo del fare anima. "Cosa accade nella mente dell'analista quando l'incontro con l'altro, dopo tanti anni di esperienza clinica, diventa uno degli ingredienti fondamentali del fare terapeutico?", si interroga Magda Di Renzo nella presentazione del volume. "Quale luogo abitano, in quella stessa stanza, le teorie che hanno fondato la sua dimensione terapeutica e che hanno dato vita alle sue fantasie sul paziente e sulla cura? Qual è allora l'atteggiamento che l'analista può assumere per fare in modo che il bagaglio di conoscenze accumulate non diventi solo una griglia per codificare adeguatamente il comportamento dell'altro ma si presenti ogni volta come una nuova fonte cui attingere per trovare le immagini che connotino il processo terapeutico in atto? Se conveniamo con Jung sulla considerazione che non si può esercitare influenza se non si è suscettibili all'influenza dell'altro, non possiamo pensare che sia solo la rigorosità del setting a garantire la proficuità del nostro operato né possiamo argomentare che una maggiore conoscenza, ipso facto, consenta più facilmente all'altro di affidarsi al percorso che gli proponiamo.
Reflections on the principles of care and the potential of archetypal psychology have here as scenario analysis room, the place where they met and where each element becomes a place of making soul. "What happens in the mind of the analyst when meeting others, after so many years of clinical experience, becomes one of the key ingredients of doing therapeutic?" asks Renzo Magda in the presentation of the volume. "What place they live in that same room, theories who founded his therapeutic dimension and that gave birth to his fantasies on the patient and care? What then is the attitude that the analyst can take to ensure that the wealth of accumulated knowledge does not become just a grid to encode the behavior of the other but you present each time as a new source to draw from to find pictures that they connote the therapeutic process in place? If we agree with Jung on the consideration that it cannot exert influence if you are susceptible to the influence of others, we cannot think that it is only the harshness of the setting to ensure the profitability of our operations and we cannot argue that greater knowledge, ipso facto, allows more easily to another by relying on the path that we propose.