Il sogno del prigioniero. Archetipi e clinica - 9788833924526

Il sogno del prigioniero. Archetipi e clinica: Il miglior attestato di quanto sia vitale la psicologia del profondo junghiana è la sua generatività, nel pensiero come nella pratica terapeutica. Dall'apertura di credito nei confronti dell'inconscio, dalla rinuncia alle pretese egemoniche dell'Io sulla psiche e dal ridimensionamento del valore di verità delle dottrine scaturisce l'incessante drammaturgia in cui, ogni volta, si declina la radicale fenomenicità dell'analisi. La popolano - con la concretezza di esseri viventi - sogni, figure archetipiche, immagini, simboli. Nell'impervio paesaggio della loro feconda discordia e della loro segreta solidarietà s'inoltra Augusto Romano, esplorando via via la terra di mezzo tra teoria ed esperienza clinica. E solidale con l'oggetto è anche lo stile, che sa esporsi all'inquietudine senza rinunciare a una finezza inconsueta nella letteratura analitica. Non a caso Romano si confronta, da sottile analogista, con le retoriche che reggono il teatro intrapsichico e la scena della cura, a partire dall'"acuta follia" dell'ossimoro, e assimila suggestivamente il lavoro del terapeuta al fare poetico: espressioni entrambi di somma artigianalità, essi rompono l'ordine rassicurante del discorso e additano la possibilità di sensi ulteriori. Ed è l'esigenza di senso, sempre suscettibile di scacco, che trapela dal rovello del "prigioniero" nella poesia di Montale che dà il titolo al libro: "ancora ignoro se sarò al festino / farcitore o farcito".
The best proof of just how vital the Jungian depth psychology is its generativity, in thought as in therapeutic practice. Since the opening of credit against the hegemonic pretensions of the unconscious, by renunciation of the ego on psyche and by the downsizing of the truth value of doctrines stemming the incessant drama in which, each time, we do not accept the radical fenomenicit?? of the analysis. The populate-with the concreteness of living beings-dreams, archetypal figures, pictures, symbols. In the difficult landscape of their fruitful discord and their secret solidarity shall forward Augusto Romano, exploring the middle ground between theory and clinical experience. And integral to the object is also the style, who knows how to expose himself to the disquiet with a finesse uncommon in analytic literature. Not surprisingly, analogista, thin Roman compares with rhetoric supporting the intrapsychic theatre and scene, starting from "acute insanity" of oxymoron and compares the therapist's work to do poetic suggestively: both expressions of Supreme craftsmanship, they break the order reassuring speech and point to the possibility of other senses. And the need for direction, always susceptible to check, what transpires from rovello of Montale's poem "prisoner" in the title: "still don't know if I'll be at the party/farcitore or stuffed".